Valori Di Napoli: Selezione Generale

SELEZIONE GENERALE – testo del video

 

Napoli: ne hanno parlato in tanti…
da Virgilio a Petrarca, da Boccaccio,
Stendhal, da Goethe, a Benedetto croce…

ma nessuno riuscirà mai a dire compiutamente,
degli infiniti… indistruttibili…

VALORI DI NAPOLI…

… perché Napoli è una realtà multiforme e mutevole, geniale e contraddittoria, di volta in volta violenta, generosa o sorniona, tanto da rendere soggettiva ed arbitraria ogni chiave d’interpretazione.

Con la collana in video dall’omonimo titolo, intendiamo stimolare la presa di coscienza e la diffusione dei valori che epoche e culture diverse hanno sedimentato sul suolo CAMPANO, e le infinite risorse individuali che hanno visto NAPOLI, più volte capitale di cultura e progresso.

Una incredibile serie di influenze e testimonianze che, con alterne vicende vedono, dall’inizio del 1° millennio A. C.: Greci, Etruschi, Romani, Goti, Bizantini, Normanni, Svevi, Aragonesi, fino ai vice regni spagnolo ed austriaco, al regno Borbonico ed alla realizzazione dell’unità d’Italia. Un patrimonio immenso che coinvolge

ARCHEOLOGIA, -ARTE: -ARCHITETTURA-CULTURA, -AMBIENTE, -TRADIZIONI.

E’ di questo patrimonio che intendiamo far partecipi il turismo nazionale ed internazionale e stimolarne la conoscenza e l’interesse, a livello individuale e familiare.

L’obiettivo è che ognuno ne SENTA la proprietà, ne GODA lo AMI e senta il dovere della salvaguardia delle cose comuni.

L’opera comprende trenta argomenti, svolti in video e diffusi in dvd interattivi in tre lingue, della durata media di oltre un’ora.

Questa selezione si riferisce alla prima serie pubblicata, che comprende: Orto Botanico, Museo di Palazzo Reale, Campi Flegrei, Museo Filangieri, Museo Archeologico Nazionale, Cappella Sansevero, Pompei 1° e 2° volume, Il Decumano Inferiore, Napoli Sotterranea e la Reggia di Caserta

Ogni edizione è accompagnata da un periodico dall’omonimo titolo: “Valori di Napoli” che, riportando il testo del video, diventa un’ottima guida per la visita ai monumenti; altre rubriche trattano invece di itinerari campani, gastronomia, aggiornamenti sull’opera, informazioni generali ed attualità, per la migliore fruizione turistico – culturale della realtà campana.

L’opera è godibile :

-per la selezione degli argomenti;

-per il tipo di narrativa: essenziale e scientifica ma allo stesso tempo scorrevole ed amena.

-per la qualità video: quella che state osservando.

*** L’opera completa si riferisce a tutta la Campania; è anche lo strumento mediante il quale alcuni aspetti ed iniziative, legate alla cultura e al tempo libero, potranno essere conosciute da TUTTI.

Per esempio L’ANTIQUARIUM di BOSCOREALE:

a mezza strada per Pompei, in località Madonna dei flagelli, conosciuto solo da pochissimi addetti, raccoglie tematicamente una quantità di reperti dell’area vesuviana.

Nelle numerose vetrine illuminate in modo perfetto sono ordinati attrezzi di lavoro, suppellettili, oggetti ornamentali, armi, vasi, cibi, sementi, legumi, oggetti preziosi e cosmetici.

In posizione agevole per la consultazione, appositi leggii recano dati sui contenuti delle vetrine.

Alcuni calchi riproducono in ogni dettaglio animali colti dalla morte in posizioni inverosimili.

Una nutrita serie di plastici e pannelli fotografici raffigura le condizioni climatiche ed ambientali, le colture e la morfologia dei luoghi prima del cataclisma.

Allo stesso modo sono ricostruite alcune delle antiche ville rustiche;

*** L’antiquarium di Boscoreale, unitamente ad Oplontis, alla Villa dei Misteri ed alle Ville Rustiche, completa il trittico su Pompei con il titolo: “Pompei Fuori le Mura”.

Altro esempio, L’OSSERVAZIONE SUBACQUEA:

Il video illustrerà anche il servizio svolto da un’imbarcazione, appositamente attrezzata, dal fondo in cristallo, che consente di esplorare le ville sommerse dell’area puteolana, nonché i fondali da Pozzuoli fino a Posillipo.

E… per quanti ancora non lo conoscessero, la stessa edizione presenterà un servizio analogo, in questo caso fino alla profondità di 50 metri, svolto da un piccolo, allegro sottomarino che anticiperà le suggestioni dei fondali intorno a Capri.

Qui, in un mare ancora limpido vive una fauna ricca e multiforme; con un pò di fortuna è possibile incontrare esemplari interessanti, tra i più rappresentativi della fauna mediterranea.

In ogni caso è un’esperienza da raccontare.

NAPOLI SOTTERRANEA.

Ad alcuni è noto, ma molti scopriranno solo dalla corrispondente edizione, che esiste una Napoli al Negativo. Per tutta l’estensione della Napoli antica.

Sotto ogni palazzo esistono delle cavità perfettamente corrispondenti agli edifici che le sovrastano, dovute all’estrazione del tufo, utilizzato per la loro costruzione .

Il collegamento di tutte queste cavità, con un reticolo di canali ha costituito, fino al secolo scorso, il sistema di acqua corrente, che forniva, l’acqua alla città.

Nuovi ambienti vengono via via resi agibili e visitabili con guide autorizzate.

Una serie di graffiti ricorda l’utilizzo di queste cavità, quale rifugio antiaereo durante il periodo bellico.

Una curiosità:nessun graffito è datato prima del Settembre 43;

Nel filmato si potrà osservare come si potesse attingere direttamente acqua dall’interno delle case o dai cortili comuni; come esistessero tradizioni di “pozzari”, addetti alla manutenzione di aree determinate distinte da propri contrassegni.

Ma la parte più affascinante di Napoli sotterranea è indubbiamente la stratificazione di insediamenti di epoca Greca e di epoca Romana, esistente sotto la Basilica di S. Lorenzo Maggiore.

I lavori di recupero e restauro dello scavo archeologico, una volta ultimati, hanno reso agibile una delle terrazze inferiori che caratterizzavano il naturale pendio dell’area. Probabilmente la più importante, in quanto ospitava in periodo romano, il mercato alimentare della città, il macellum, e l’agorà, in un’area che già dalla fondazione greca veniva utilizzata quale piazza principale.

Il basamento della terrazza di forma rettangolare, ha tre lati visibili, caratterizzati da ambienti in doppia fila, coperti a volta. Originariamente uffici pubblici o più genericamente botteghe.

Il sottosuolo di Napoli si caratterizza principalmente per due aspetti: quello geologico, legato alla sua natura tufacea e quello strettamente archeologico.

L’esplorazione di queste due realtà non è meno complessa, entusiasmante ed inafferrabile di quella che in superficie, in tanti, da sempre, hanno cercato inutilmente di comprendere e descrivere.

Una nuova impensabile avventura, che dura in video un’ora e trenta minuti.

Le caratteristiche fisico-chimiche del tufo hanno consentito di realizzare nel sottosuolo opere inimmaginabili in contesti differenti, ed incredibili per quantità e varietà: gallerie, collegamenti, cave, vasche per itticoltura, necropoli, catacombe, cisterne, depositi, acquedotti e reti di distribuzione, sistemi di difesa, luoghi di culto e di riti.

Nascondigli, vie di fuga e, in tempi più recenti, rifugi antiaerei, depositi di munizioni, gallerie attraversate da treni, auto, tram, funicolari, ascensori, ed acquedotti.

Perfino un cinema da tremila posti: il Metropolitan.

Non meno numerose e per certi versi ancora più complesse sono le testimonianze archeologiche del sottosuolo, spesso legate anch’esse alla sua natura geologica, con il loro carico di civiltà, architettura, storia e mitologia, ed alle vicende umane che ad esse si legano:

S Lorenzo, il Duomo, le catacombe di S.Gennaro e di S.Gaudioso, il cimitero delle fontanelle, cripte e gallerie, che segneranno, unitamente a realizzazioni tecnologicamente avanzate, come l’attuale acquedotto, i momenti significativi di questo nostro viaggio infinito nel ventre di Napoli.

Il nostro obiettivo è la ricerca delle origini; il nostro punto di vista è quello storico; la via di cui ci serviamo è il percorso indicato da Rea: l’indagine di quel contrasto tra il buio e la luce, tra l’ombra e il sole, tra il rumore e il silenzio…

Grazie alle modalità della distruzione l’area archeologica vesuviana può essere considerata “tra quelle meglio conservate nel mondo romano.

POMPEI

Prima al mondo per notorietà, ed estensione, Pompei è riprodotta anche nel gigantesco plastico, restaurato grazie all’intervento della Fondazione Napoli99 ed esposto al Museo Archeologico Nazionale di Napoli. Architettura e dettagli, sono riprodotti in modo fedelissimo.

La narrativa che interessa Pompei non ripete pedissequamente l’evento storico dell’eruzione e della distruzione, ma interpreta il rapporto dell’uomo col territorio, il culto, le istituzioni, la cultura, i mestieri e il commercio

Da qui gli ampi spazi dedicati alla topografia, al foro, ai templi, ai teatri, alle botteghe, alle religioni.

Alcune sequenze del tempio di Iside, interpretato secondo i significati di arcano e mistero che accompagnano il culto della dea.

*** Le sequenze relative alla casa dei Vetti illustrano tutti gli aspetti di questo monumento: l’opulenza, le usanze, il culto, il ruolo dei proprietari nella società pompeiana. l’architettura, l’arredo, le fontane, le statue e l’ambiente floreale ricostituito ripristinando le antiche tubazioni in piombo;

Famoso il fregio degli Amorini, dediti alle arti ed allo sport; ricchissima decorazione pittorica, ispirata prevalentemente a temi allegorici e mitologici..

La contemporaneità della produzione filmata di tanti aspetti dei VALORI DI NAPOLI, ci ha consentito l’interazione degli argomenti, con ripetuti rimandi o inserimenti, di reperti originali conservati al Museo Archeologico Nazionale ed al Museo antiquarium dell’area vesuviana.

La stessa cosa dicasi per Ercolano, Oplontis, le ville rustiche, ed il comprensorio flegreo.

La statua originale del fauno, proveniente dalla omonima casa di Pompei è conservata al Museo Archeologico Nazionale.

Altro esempio, il mosaico che rappresenta la battaglia di Alessandro contro Dario di Persia, proveniente dalla stessa casa del Fauno di Pompei.

ERCOLANO

Benché meno estesa di Pompei, Ercolano non è meno importante ed è frequentemente oggetto dell’attenzione del Turismo internazionale.

Presenta il medesimo ottimo stato di conservazione degli edifici e la narrativa che la riguarda, che solo per questa presentazione sarà brevissima, ne illustrerà i numerosi aspetti.

Anche per ercolano è messo in particolare rilievo l’elemento umano. Il rapporto dell’uomo con l’ambiente, il culto rappresentato spesso da bellissime immagini e mosaici perfettamente conservati, gli stili di vita documentati da centinaia di oggetti di arredo presenti anche, momentaneamente nel laboratorio di restauro, la suddivisione delle dimore in ambienti e la loro distribuzione nell’architettura generale.

Il filmato relativo ad Ercolano, presenta infine e le scoperte più recenti, ed i loro significati nell’ambito della tragedia vesuviana, come la barca recentemente recuperata, nonché il tesoro prima sottratto e poi, una volta recuperato, ripresentato al pubblico con una mostra appositamente allestita a Palazzo Vallelonga.

Il momento archeologico dell’opera, continua con la Villa dei Misteri; uno degli edifici più rappresentativi della vita e dell’arte dell’antica Pompei, famosa innanzitutto per il grande dipinto che circonda il triclinio, ispirato ai Misteri Dionisiaci.

Una serie di attrezzi e macchine per la produzione del vino perfettamente conservati, testimoniano l’importanza dell’agricoltura, nell’economia e nella vita quotidiana degli antichi romani

OPLONTIS

Della antica Oplontis, la villa di Poppea evidenzia con la sua opulenza la funzione economica oltre che residenziale di questo tipo di dimora, mentre alla città veniva affidata la funzione di aggregazione e collegamento.

Diversi affreschi e decorazioni pittoriche lasciano intuire già il gioco delle prospettive; i numerosi edifici, la grande piscina e lo stato di conservazione giustificano la visita di alcune ore.

Con la presentazione delle altre ville rustiche, disseminate sul territorio, si conclude la narrativa relativa all’area archeologica vesuviana.

Ricordiamo che tutto quanto mostriamo nel demo è solo una minima parte di quanto la collana “valori di Napoli” esprime e di quanto sarà effettivamente godibile visitando i rispettivi monumenti.

CAMPI FLEGREI

Altri colori, altre suggestioni:

mistero, storia e vicende geologiche caratterizzano l’altra area archeologica nei dintorni di Napoli: i Campi flegrei.

Proprio qui comincia la storia di Napoli con l’arrivo dei Greci e degli Etruschi, e con la presenza dei Romani, nelle rispettive epoche

L’antro della Sibilla, forse una struttura difensiva.

Una leggenda vuole che la Sibilla vecchia e bruttissima, fosse all’origine bellissima e vagheggiata da Apollo.

A quest’ultimo avrebbe chiesto, in cambio del suo amore di vivere tanti anni quanti erano i granellini di sabbia contenuti in un pugno.

L’ottenne, ma non avendo chiesto di restare sempre giovane fu costretta ad una lunghissima vecchiaia.

Dalla Via Sacra al Tempio di Apollo, a testimonianza del culto per questo Dio prima venerato dai Greci, poi degli stessi Romani;

Il tempio di Giove

Il racconto dei Campi flegrei continua con:

-l’Arco Felice che collega l’area di Cuma con le gradi strade romane;

la Piscina Mirabilis a Miseno, nella magica suggestione di effetti di luce naturali, con la particolarità delle caratteristiche architettoniche e con il ricordo della funzione di rifornimento svolta per le navi Romane;

Le cento Camerelle: la villa dove la tradizione vuole Nerone ospitasse la madre prima di ucciderla;

Il sepolcro di Agrippina a Baia;

Il parco archeologico di Baia con la Villa dell’Ambulatio,

il Tempio di Diana e quello di Venere, le fonti idrotermali del settore di Mercurio

il settore di Sosandra, ricco di terrazze, emicicli ed importanti stucchi.In quest’area fu ritrovata la statua di Afrodite, conservata al Museo archeologico nazionale.

Il castello di Baia con il ricco Museo appena aperto al pubblico, segna il congiungimento ideale dell’era antica con l’età moderna.

A Pozzuoli viene dedicata molta attenzione al Serapeo, antico mercato e testimonianza nei secoli del bradisismo della zona;

così anche all’anfiteatro, uno dei maggiori dell’antichità, per descriverne l’architettura generale, la cavea, i sotterranei, le decorazioni e l’importanza rappresentata all’epoca.

Dal mare, verso Sud, si assiste allo stupendo spettacolo della costa flegrea, con i resti di alcune ville romane a Marechiaro ed a Posillipo;

da quest’area provengono il gruppo di Nereide e la statua del pescatore presenti al Museo archeologico nazionale.

Questa breve escursione archeologica in Campania si conclude con:

Sequenze relative all’antico municipio romano di Orta di Atella, l’anfiteatro di Avella ed i reperti ancora presenti nel centro urbano di Napoli.

MUSEO NAZIONALE

Nel video del Museo Nazionale si susseguono reperti Egizi, Greci, Romani ed italici, secondo raggruppamenti tematici.

Le sequenze filmate evidenziano, come nel settore Egizio, la massima espressione d’arte, si manifestasse nel culto dei morti e come la tomba fosse intesa quale luogo dove l’anima poteva dimorare tra agi e ricchezze.

Da qui la presenza di suppellettili, gioielli e profumi, nonché, spesso, una statua del defunto.

Nell’omonima sala i bronzi provenienti dalla villa dei Papiri di Ercolano; le riprese evidenziano sentimenti ed emozioni intense espresse dalle sculture, come per:

-Le danzatrici, che rappresentano l’armonia,

-Sileno ebbro, con la drammatica trasfigurazione dei lineamenti per effetto del vino

-I Corridori, nella dinamica dello sforzo.

Della favolosa collezione Farnese, la rispettiva narrazione indicherà significati e provenienze.

Emblematicamente… il gruppo del Toro farnese, che rappresenta il supplizio di Dirce.

Alcune immagini della rara collezione di pittura italica, che presenta opere rare, come l’affresco dei guerrieri a Cavallo, proveniente da Paestum…

Con i mosaici, le ceramiche, la pittura, gli argenti, e le altre collezioni, il Museo Nazionale è uno degli argomenti che impegneranno più edizioni.

Tutte le collezioni, sono rappresentate nella collana ” Valori di Napoli”, in modo molto dettagliato.

La collana “Valori di Napoli” prevede diversi aspetti dell’area scientifica culturale; tra essi:

l’Acquarium della stazione zoologica, l’ Osservatorio vesuviano e di Capodimonte ed infine… affascinante per luci e colori, forme ed aromi. secondo nel mondo, primo per quanto concerne cicadales…

L’ORTO BOTANICO

L’orto botanico è una struttura universitaria che fa parte della facoltà di scienze matematiche, fisiche e naturali;

per il numero e le qualità delle collezioni presenti, occupa una posizione di primo piano tra gli Orti botanici italiani ed europei.

Il decreto di fondazione di questa nuova struttura, reca la firma di Giuseppe Bonaparte, e risale al 1807. La realizzazione fu curata dagli architetti De Fazio e Paoletti.

Michele Tenore ne fu direttore fino al 1860: la sua concezione della botanica come scienza autonoma e non come semplice supporto alla medicina, lo portò ad organizzare l’Orto scientificamente in maniera completamente nuova rispetto ai precedenti giardini dei semplici, in cui erano coltivate piante medicinali.

Attualmente, le attività svolte nell’Orto botanico sono molteplici e riguardano la coltivazione e la presentazione a fini museologici delle collezioni, la ricerca pura e applicata, la conservazione di specie vegetali in via di estinzione e la didattica.

Quest’ultima si rivolge sia a studenti universitari, che frequentano i normali corsi tenuti nel Dipartimento di Biologia vegetale, che a studenti delle scuole medie inferiori e superiori che, annualmente, visitano in gran numero l’Orto botanico guidati da personale specializzato.

12 ettari: 10.000 specie presenti;

quasi 25.000 esemplari raggruppati in collezioni, presentate, generalmente, secondo tre diversi criteri:

sistematico, ecologico ed etnobotanico.

In alcune aree, infatti, sono presentate specie appartenenti alla medesima categoria tassonomica: ad esempio: il felceto, l’area delle gimnosperme, l’agrumeto ed il palmeto.

Nella botanica classica oil nome gymnosperme si riferisce a quelle painte che hanno semi nudi; cioŠ non racchiusi in un frutto. Attualmente riunite nella divisione pinophyta.

Gli agrumi, nonostante siano parte integrante del paesaggio di alcune zone dell’Italia meridionale, non sono piante originarie dell’area mediterranea, ma, probabilmente dell’Asia tropicale e subtropicale. Nelle immagini una particolarità genetica: Chimere da innesto.

Le Palme: Nell’orto Botanico, particolarmente tra le arecacee, è presente una parte significativa delle numerose specie esistenti.

In altre zone sono coltivate piante aventi esigenze ambientali affini: in apposite vasche un’ampia rappresentanza di ninfee;

dal 1970, le succulente, comunemente intese quali piante grasse, sono presenti nell’area meglio esposta per le loro specifiche esigenze, il cosiddetto deserto.

In altri settori, come nella sezione sperimentale delle piante officinali, sono coltivate piante

utili(medicinali, alimentari, da essenza, tintorie, tessili e tossiche).

Le serre Califano, costituiscono un moderno complesso dotato di sistemi di condizionamento termico e di umidificazione.

Occupano una superficie di circa 5000 mq e si compongono di vari ambienti, che accolgono numerose collezioni:

la più importante è senza dubbio quella delle Cycadales.

La serra Merola, costruita in stile neoclassico, edificata pochi anni dopo la fondazione dell’Orto, ospita essenzialmente piante tropicali e subtropicali:

Situato nel castello, il Museo di paleobotanica e di etnobotanica, presenta una collezione di fossili, un albero filogenetico ed una serie di oggetti costruiti con materiale vegetale.

L’edizione di un’ora ed oltre dell’Orto Botanico, ne comunica i contenuti, ma una visita può significare: vivere, momenti indimenticabili, in una delle poche aree verdi ben curate, della realtà napoletana.

Ogni epoca ha espresso i propri monumenti significativi; molto spesso essi sono rappresentati da opere di consolidamento delle difese, come: Castel dell’Ovo e Castel Capuano al tempo dei Normanni; Castel Nuovo per gli Aragonesi; Le Regge di Napoli e Caserta per la Monarchia borbonica.

Accenneremo qui alla Reggia di Capodimonte ed al Palazzo Reale per quanto concerne le aree museali visitabili.

CAPODIMONTE

Una stupenda cornice di luci e di colori caratterizza il Museo di Capodimonte.

Le sale si succedono numerose e mostrano i loro tesori lungo un percorso vario e affascinante.

L’esposizione non è monotematica e le opere in mostra sono capaci si suscitare nel visitatore emozioni infinite. Questa sintesi della pinacoteca, degli appartamenti storici, e delle testimonianze legate ad una delle espressioni della creatività partenopea, promossa da Carlo di Borbone: la porcellana, sono proposte secondo l’allestimento precedente a quello attuale, che vede OGGI, il Museo di Capodimonte primeggiare nel mondo oltre che per contenuti, anche per la qualità espositiva.

Nella pinacoteca opere immortali, sono raccolte per epoca, a cominciare dal trecento.

Ne vediamo soltanto alcune:

Trittico: Nicolò di Tommaso

La crocefissione del Masaccio;

Tavole del del Botticelli e

La trasfigurazione di Giovanni Bellini

di anonimo Il celebre ritratto di frà Luca Paciolo

Tiziano: Paolo III Farnese con i nipoti e Danae

El Greco, ragazzo che soffia su un tizzone acceso.

Brueghel; Il misantropo e

la parabola dei ciechi.

I grandi Pittori emiliani:

-Tre quadri del Correggio;

-Antea del parmigianino

-Giovanni Lanfranco: La maddalena assunta in cielo.

-Guido Reni Atalanta e Ippomene

La flagellazione del Caravaggio

e fra i caravaggeschi: Napoletani:

Battesimo di Cristo, di Battistello Caracciolo

La Cantatrice di Bernardo Cavallino

e ancora Ribera con: la Sacra famiglia e Santi, e Sileno Ebbro

di Luca Giordano, Giuseppe e la Moglie del Faraone

Mattia Preti S. Sebastiano…

Le opere sono centinaia e l’edizione in video dedicata a Capodimonte, ne consentirà la conoscenza.

Al numero ed al valore fa riscontro la varietà delle opere: sculture in alabastro, smalti, bronzi, statue in marmo, strumenti musicali, arazzi, intarsi di pietre dure, ed il celebre cofanetto farnese contenitore di liberi rari e codici. Negli ovali, in cristallo di rocca,sono incise in modo stupendo, scene mitologiche.

Una veloce anticipazione consente di farsi un’idea di massima sugli appartamenti storici, a loro volto ricchi di capolavori.

Un pavimento in marmo, dalle armoniche geometrie, caratterizza la sala 77. Originariamente appartenente ad una villa Romana di Capri fu prima traferito prima ad Ercolano e successivamente alla Reggia di Capodimonte.

Una deliziosa saletta con delicati affreschi neo pompeiani.

La sala Napoleonica dove un grande ritratto di Napoleone si contrappone alla statua della madre.

Le sale dedicate ai Borboni ripropongono avvenimenti di famiglia: in questo dipinto, le nozze della principessa Carolina.

Per non dire del prezioso salottino di porcellana, dove la decorazione recita motivi ispirati alla Cina

Già la Porcellana… alcune divertenti testimonianze degli insuccessi legati ai primi tentativi di produrla, sono stati scoperti nel 1956. Naturalmente a Capodimonte.

Ma l’esordio, in verità poco promettente fu coronato dalla fama mondiale acquisita in seguito dalle porcellane sia della Real Fabbrica di Capodimonte, sia dell’epoca Ferdinandea.

Produzioni di varia provenienza, si alternano con servizi “completi” di Capodimonte relativi ai

periodi di Carlo e Ferdinando di Borbone.

Fra essi il cosiddetto servizio dell’oca che reca su ogni pezzo la riproduzione di scene dell’epoca, ed altri con ritratti ed allegorie di eccezionale qualità pittorica.

E. per concludere, alcune magnifiche esecuzioni in bisquit: la stupenda coreografia dell’aurora, e e la caduta dei giganti, proprio nel vestibolo del primo piano.

LA REGGIA DI CASERTA

Nel 1750 il re di Napoli acquista il feudo del Principe di Caserta Michelangelo Gaetani di Serramoneta per costruire il palazzo, nuova residenza reale e centro politico e amministrativo del Regno.

Nel 1759, quando Carlo di Borbone lasciò il Regno di Napoli per assumere la corona di Spagna, la costruzione del palazzo era giunta fino al piano nobile.

La facciata della Reggia, eseguita parte in travertino e parte in sottili laterizi, si sviluppa oggi su uno schema orizzontale, composto da un basamento a bugnato e da un maestoso ordine composito che si conclude in un attico aperto in piccole finestre e coperto da un cornicione sormontato da una balaustra.

Lo scalone si sviluppa a partire da una rampa elevata di pochi scalini rispetto al piano di calpestio.

Il cromatismo delle superfici marmoree e l’impostazione architettonica conferiscono all’ambiente carattere di regalità, che si traduce in una sensazione di grande effetto scenografico, evidenziato dall’improvvisa assimilazione dello spazio percepito direttamente dall’occhio del visitatore.

Dal pianerottolo intermedio il visitatore abbraccia con un unico colpo d’occhio l’insieme della scalinata ed il peristilio ottagonale che, in una esplosione di luce, mostra il suo sviluppo su due piani.

L’ingresso agli Appartamenti Reali è magnifico.

Dalla ricca monumentalità del Vestibolo si accede alla sobria eleganza delle partiture decorative vanvitelliane dei primi due Saloni, comunemente denominati: Sala degli Alabardieri e Sala delle Guardie del corpo.

Le due sale originariamente ospitavano le guardie addette alla sicurezza del re ed erano l’ingresso agli appartamenti privati.

Sala del trono

Il grande salone venne decorato intorno al 1839 sotto la direzione dell’architetto Gaetano Genovese. I lavori avranno inizio solo nel 1844 e continueranno fino all’agosto del 1845.

Il trono è in legno intagliato e dorato con braccioli a forma di leoni alati con a tergo sirene. Il restauro ha messo in luce l’antica tappezzeria in azzurro borbonico poi sostituita in epoca Savoia con velluto rosso.

Dalla lunga galleria, con colonne e pilastri, si accede, infatti, al Parco Reale di Caserta. Sullo sfondo è la cascata che scende dal Monte Briano ad alimentare il giardino all’italiana.

Il Parco fu progettato da Luigi Vanvitelli inglobando l’antica preesistenza del giardino rinascimentale dei Principi Acquaviva in forme perfette con la natura addomesticata dalla mano dell’uomo.

Costeggiando un canale si giunge alla Peschiera: un grande specchio d’acqua dove i piccoli principi giocavano alle battaglie navali.

Dalla Fontana Margherita si percorre la lunga via d’acqua che conduce fino alla Fontana dei

Delfini, mostri marini con zampe leonine dalle cui bocche fuoriesce l’acqua.

Dopo aver attraversato un breve tratto di prato si arriva alla fontana monumentale dedicata ad Eolo, re dei venti.

Percorrendo ancora la strada d’acqua si vedono le cascatelle della Fontana della divina Cerere, dea delle messi, con il medaglione scolpito con il simbolo della Trinacria e i due fiumi siciliani, l’Anapo e il Limeto.

L’ultima fontana evoca il mito di Diana e Atteone. Il cacciatore viene trasformato in cervo dall’irata Diana, scoperta al bagno. La scena, come una rappresentazione teatrale, si svolge su due scogli.

Straordinario esempio di English Garden o Giardino Romantico è “…una deliziosa passeggiata che sfrutta gli accidenti del terreno, la diversità del piano, la magnificenza degli alberi”.

Poco distante è il luogo suggestivo del Bagno di Venere, tra gli alberi, architettura del verde, si nasconde la figura chinata della Venere, scolpita da Angelo Solari. La dea si specchia nelle limpide acque del laghetto, alimentato da una cascatella.

Uscendo dal suggestivo scenario dell’English Garden ci si ritrova accanto alla cascata che scende dall’alto ed è preceduta da una elegante balaustra con statue di divinità, opera degli scultori reali guidati da Gaetano Salomone.

La cascata è solo uno dei “momenti” dell’acquedotto Carolino, fortemente voluto dal re Carlo e genialmente realizzato dal Vanvitelli, per dotare di un impianto idrico più efficiente le città di Napoli e Caserta. Un’opera straordinaria, così sintetizzata dallo stesso Vanvitelli:

“può veramente asserirsi che in quest’opera l’arte combatta la natura
e fu questa da quella vinta e superata”.

PALAZZO REALE

A sud della città antica, rivolto verso il mare con il suo giardino pensile, sorse nei primi anni del 1600 il Palazzo reale, costruito da Domenico Fontana, per il Conte di Lemos e la Viceregina Caterina.

Palazzo Reale è oggi Museo e biblioteca nazionale; quest’ultima , nel lato orientale, racchiusa dal giardino, con il suo patrimonio di papiri, manoscritti rari e libri miniati è attivissimo luogo di studi.

Il Museo, sede di frequenti manifestazioni culturali è il luogo di conservazione della dimora storica e si articola in trenta sale che circondano il cortile; viene identificato quale: Appartamento Storico.

Sono le più antiche sale di etichetta, tra le quali il Teatrino, la Cappella, la sala del trono e la Sala da ballo.

Il palazzo è stato centro ed immagine del potere in Italia meridionale fino al 1860; sede del Viceré spagnolo e di quello austriaco, Poi del regno autonomo dei Borbone e sede periferica del Regno d’Italia, infine proprietà dello Stato, nel 1919, ma abitato dai Savoia nei piani superiori, fino al 1946.

Tanta storia non è passata invano; ogni dinastia, ogni generazione ha lasciato il proprio segno nell’architettura e nell’arredo dell’immenso edificio.

Due edizioni della collana “Valori di Napoli”, diventeranno un vero e proprio catalogo in video, di questo complesso museale, che è forse troppo poco conosciuto perfino da moltissimi napoletani.

Una edizione tratterà della biblioteca, del teatrino di corte, e della cappella; l’altra dell’architettura, dell’arredo e dei dipinti.

L’edizione dei “Valori di Napoli” che lo riguarda, è un vero e proprio catalogo in video, di questo complesso museale, forse, ancora troppo poco conosciuto, perfino da moltissimi napoletani.

L’ edizione tratta dell’architettura, del teatrino di corte, dell’arredo e delle pitture ed infine della cappella.

Le sale più antiche, recano nel soffitto le storie del casato spagnolo.

Battistello Caracciolo, napoletano, naturalista, rappresenta nella sala del gran capitano, la fondazione stessa del Viceregno, con le gesta di Consalvo di Cordova, entrato trionfante in Napoli nel 1502.

Il settecento Borbonico sovrappone ai fasti storici la propria dimensione dinastica.

Mentre Sanfelice, Vanvitelli e Fuga, ampliano l’architettura, i grandi pittori ed ornamentisti del tardo barocco napoletano decorano gli interni.

Nella prima anticamera domina il soffitto con l’allegoria delle virtù di Carlo di Borbone e Maria Amalia, dipinto da Francesco De Mura, per le nozze del nuovo Re.

La grande scenografia architettonica squarcia la finta volta con una visione di cieli ed il volo di Imeneo, Dio delle nozze, che fa precipitare l’ira e la malignità.

Alle pareti di molte sale si stendono sete ed arazzi della Fabbrica reale dai toni perlacei, e finissimi filati.

Molti sono perfettamente conservati, come la serie degli elementi e la storia di Psiche.

L’ottocento riveste la reggia di stile Impero.

I Murat, portano tappeti e mobili dalla Francia: Prezioso lo studiolo di Carolina in legno di tuia e bronzi dorati, dell’ebanista Weisweiler (Waisvailer).

Il patrimonio di arredi della Cappella Reale, è intatto. Esso ha il suo fulcro nel prezioso altare seicentesco di Dionisio Lazzari, in pietre dure e bronzo dorato, proveniente dalla Chiesa di Santa Teresa.

Sede dell’antica scuola musicale napoletana e luogo delle cerimonie sacre a corte, la cappella è stata restaurata nell’ottocento con stucchi e dipinti di autori dell’Accademia.

Un moderno allestimento di vetrine, consente l’esposizione permanente dei paramenti in tessuto, reliquie, argenti e sculture, documento della religiosità di corte e delle arti decorative tra sei ed ottocento.

Noi ci auguriamo che la nostra opera possa contribuire effettivamente alla presa di coscienza di quelle ricchezze e di quei valori che, lontani da ogni retorica indicano Napoli, purtroppo solo a certi livelli, all’avanguardia culturale.

Non vorremmo aver soltanto ripetuto con Virgilio l’esaltazione delle bellezze Napoli e dei dintorni, evocate nostalgicamente ritenendole purtroppo già antiche rispetto alla sua epoca…

 

…sono passati venti secoli…

diciamo cose analoghe… ma siamo felici di dirle perché…

… perché in questi “ultimi duemila anni”

molte altre cose sono avvenute….

… sono molto più numerosi i “valori di Napoli” da apprezzare… godere…e salvaguardare…

per noi…
e per chi ci sarà …dopo di noi.

 

 

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